Umiliati ma non sconfitti


Di Roby Noris



Il 1° marzo, sesto anniversario della morte del Vescovo Eugenio Corecco, alla Messa commemorativa, mons. Ernesto Togni, Vescovo Emerito, lo ha ricordato con le parole che riportiamo nelle prossime pagine. Voglio però qui riprendere le sue considerazioni sulla votazione sull’iniziativa per il sostegno alle famiglie che hanno scelto la scuola privata, che in quella occasione suonavano come un monito e come un interrogativo serissimo per tutta la comunità.

“Umiliati, ma non sconfitti, mi sono permesso commentare la sera del 18 febbraio, dopo quella intollerante battaglia per negare un principio educativo basilare, fatta di pregiudizi e di giudizi falsi e malevoli, di stravolgimento delle intenzioni, di giustificazioni e paure ridicole e anche perfide: proprio tutto e solo per salvare la scuola pubblica? Credo proprio di no. Mi sono venute alla mente le parole di Paolo: “Siamo ritenuti impostori, eppure siamo veritieri; sconosciuti eppure siamo notissimi; moribondi, ed ecco viviamo; puniti ma non messi a morte; poveri ma facciamo ricchi molti; gente che non ha nulla e invece possediamo tutto” (2 Cor 4, 8-10).

Ma non si fraintenda ciò che dice Paolo.

Io credo che quanto è avvenuto debba farci riflettere molto e farci capaci di giudicare con equilibrio e saggezza la reale situazione della nostra società civile e pure delle nostre comunità ecclesiali. E muoverci ad un’azione più creativa, più incisiva e unitaria di evangelizzazione.”

È il terzo vescovo della nostra Diocesi che si è espresso in termini più che chiari sulla libertà di scelta della scuola a cui diamo eco sulle pagine di Caritas Insieme: prima il Vescovo Corecco che aveva voluto il liceo diocesano come espressione di ricchezza dell’esperienza cristiana quale pedagogia di vita per tutti, poi il Vescovo Torti che con coraggio di cui gli siamo particolarmente grati, ha appoggiato la causa del sostegno alle famiglie dell’iniziativa, ed infine il Vescovo Togni che ricordando i Vescovi della nostra Diocesi ha voluto esprimere un giudizio politico che nasce dalla certezza che la Carità non può essere disincarnata.

Allora perché tanti cattolici ticinesi hanno ignorato tre loro Vescovi, e più in generale i ripetuti richiami del Papa? Semplicemente per gli stessi motivi che hanno fatto salire sul carro degli oppositori all’iniziativa tutti gli altri: credere di dover difendere la scuola pubblica da un nemico pericoloso, la scuola privata. Su quel carro vincente infatti il tema non è stato mai neppure per un istante la scuola pubblica, il suo miglioramento, le sinergie con le piccole esperienze di scuola privata, la libertà di scelta della scuola e il suo significato, il confronto fra modelli e posizioni ideologiche differenti. E la lista delle tematiche serie che avrebbero potuto arricchire il panorama pedagogico locale potrebbe essere lunga.

Tragicamente non ha vinto la scuola pubblica ma la superficialità, la semplificazione, la mistificazione e la mediocrità. La questione infatti, era ideologica solo dietro le quinte, e si è tradotta piuttosto in un esercizio plateale dei meccanismi del marketing e della comunicazione di massa: l’analisi di questa campagna potrebbe costituire un esercizio da laboratorio interessante per chi volesse simulare i meccanismi più elementari della comunicazione. Il volantino degli oppositori all’iniziativa inviato a tutti i fuochi del cantone è chiarissimo nella sua impostazione che ha spostato il dibattito dal tema in votazione a tre argomentazioni semplici, quanto false: Il finanziamento delle famiglie milionarie, il ghetto ciellino della scuola privata, lo smantellamento della scuola pubblica.

Basta un minimo di onestà intellettuale per riconoscere che queste tre stupidaggini non erano l’oggetto in votazione e non meritavano certo spazi di dibattiti, eppure hanno funzionato a meraviglia. Una mobilitazione di insegnanti mai vista che hanno portato a votare mamme, nonne, zii e cugini, con lo spauracchio del nemico “scuola privata” che avrebbe portato via la pagnotta e demolito il sistema scolastico pubblico. Persino la coreografia dei rivoluzionari molinari che avrebbe dovuto far inorridire non pochi ben pensanti è stata integrata come se niente fosse.

Solo la Coca Cola ha fatto di meglio su scala planetaria, creando il bisogno della magica bevanda dagli Urali alla foresta amazzonica, convincendo chi non ha neppure da mangiare che “All is better with Coke” (tutto è meglio con Coke).

Umiliati ma non sconfitti dice il Vescovo Togni, e credo che proprio di umiliazione si tratti: non la perdita di una battaglia politica e ideologica che non c’è stata, ma l’umiliazione di essere spazzati via dai luoghi comuni, beffeggiati, denigrati, calunniati senza possibilità di replica. Confesso che fino all’ultimo ho voluto credere che la palese mistificazione e l’accanimento della campagna di opposizione a un’iniziativa “pacifica” si sarebbe ritorta come un boomerang contro chi aveva scatenato questa inutile caccia alle streghe; fino alla fine ho voluto credere che anche chi è su fronti ideologici diversi e non sostiene la scuola privata, avrebbe reagito a una campagna così indegna; insomma non riuscivo a credere che ancora una volta il pubblico sarebbe cascato nella trappola di una riuscitissima operazione mediatica.

Non sono un politico ma mi occupo di comunicazione e proprio per questo sento l’umiliazione di chi non riesce ad accettare che la capacità di discernimento straordinaria data agli esseri umani possa regolarmente essere neutralizzata da una campagna pubblicitaria di successo. In un filmetto holliwoodiano un angelo parlando degli umani dice “Dio ha dato a questi pagliacci il libero arbitrio”.

Sarei tentato di dire che non c’è niente da fare, ma preferisco cogliere l’invito del Vescovo Togni a “muoverci ad un’azione più creativa, più incisiva e unitaria di evangelizzazione”, costi quel che costi, perché la verità non ha prezzo. Nei mercatini e boutique di Caritas Ticino gli oggetti hanno un cartellino col prezzo, e qualcuno nel nostro nuovo negozio di Locarno, per indicare che un crocifisso appeso al muro non è in vendita, ha scritto “impagabile”. La verità e la sua icona infatti non hanno prezzo.


Buona Pasqua.